Nelle scorse settimane abbiamo raccontato di esperienze di smart working, uffici con sempre meno barriere tra i dipendenti, sempre meno scrivanie per lavorare da casa e condividere quando necessario lo stesso spazio di lavoro. Oggi rendiamo nota questa ricerca elaborata in Settembre da OpinionWay per Beni Stabili e diffusa oggi online, i numeri sembrano evidenziare uno spaccato diverso dalla realtà. In sintesi condividiamo tutto o quasi, ma non la scrivania.
La sharing economy (economia dello scambio e della condivisione) è ormai un fenomeno diffuso e apprezzato che influenza fortemente il nostro modo di consumare, di viaggiare, di conoscere, di spostarsi. Ma come viene recepita la condivisione quando si tratta del proprio luogo di lavoro?
Quale attore chiave del settore immobiliare, Beni Stabili ha scelto di rivolgere l’attenzione al fenomeno promuovendo lo studio “L’economia dello scambio applicata al mercato degli uffici, il punto di vista dei colletti bianchi europei”, con l’obiettivo di comprendere le abitudini dei lavoratori europei nello scambio di beni e la propensione ad adottare le nuove pratiche di condivisione anche nell’ambiente di lavoro.
La ricerca, condotta ed elaborata lo scorso settembre da OpinionWay per Beni Stabili, ha coinvolto un campione di 3.062 lavoratori di imprese con più di 250 dipendenti, distribuite in 5 paesi europei: Francia, Germania, Italia, Olanda e Regno Unito.
L’economia dello scambio coinvolge tutte le generazione e tutti i settori, tra cui l’industria immobiliare, che è caratterizzata da una crescente connettività e da una progressiva diminuzione dell’isolamento dei suoi professionisti.
“L’immobiliare è un’industria di lungo termine che si propone di soddisfare le aspettative dei suoi utenti adattandosi sin da subito alle pratiche emergenti. Ma l’innovazione non risiede unicamente nella tecnologia. L’innovazione è un modo di essere, una maniera di mettere in pratica un progetto, o ancora, di guardare ai grandi fenomeni del nostro settore, come la sharing economy. Per Beni Stabili, queste nuove pratiche devono essere messe al centro delle soluzioni immobiliari che noi proponiamo ai nostri partner”, commenta Christophe Kullmann, Amministratore Delegato di Beni Stabili.
Il quadro che emerge a livello italiano dalla ricerca promossa da Beni Stabili evidenzia come l’Italia sia innovativa nella condivisione e nello scambio al di fuori dell’ambiente lavorativo, mentre diversa è la prospettiva se si guarda all’interno della realtà aziendale: in fin dei conti, meglio lavorare da soli, in ufficio o da casa.
A livello europeo, la ricerca evidenzia che la sharing economy è un fenomeno consolidato nella vita quotidiana dei lavoratori, che risultano essere informati e al contempo avvezzi alle nuove pratiche. In Italia sono maggiormente diffusi la compravendita di beni di consumo tra privati (es. Ebay) e gli acquisti di gruppo (es. Groupon), mentre, a livello europeo, l’Italia è pioniere insieme al Regno Unito per quanto riguarda il fenomeno del home sharing (in entrambi i paesi il 28% del campione ha condiviso la casa, contro il 23% in Francia, il 18% in Germania e il 14% in Olanda). Nella pratica, l’esperienza di scambio comporta un elevato tasso di soddisfazione: in Italia è al di sopra del 90% nelle diverse manifestazioni prese in esame – compravendita di beni di consumo tra privati, acquisti di gruppo, home sharing, car sharing e affitto della macchina tra privati – un dato perfettamente in linea con gli altri paesi europei.
In ambito lavorativo, e più precisamente nell’organizzazione degli spazi di lavoro, malgrado la condivisione sia ormai la norma, la preferenza dei lavoratori è ancora per gli spazi individuali. La fotografia della realtà italiana mostra che l’86% dei dipendenti lavora in spazi comuni, identificati come open space (33%), ufficio di massimo 5 individui (31%), co-working intra aziendale (18%) e co-working inter aziendale (4%), contro il 14% dei lavoratori che invece occupa uffici individuali. Indipendentemente dal tipo di spazio, la soddisfazione per il proprio luogo di lavoro è elevata (85%), in particolare il più alto livello di gradimento è riscontrato nei lavoratori che lavorano in ufficio da soli (91%), una tendenza allineata agli altri stati presi in esame. Un dato non trascurabile, nell’ottica di un futuro sempre più caratterizzato dalla condivisione, è che l’83% degli intervisti italiani che lavorano in spazi comuni è comunque contento della propria collocazione, al terzo posto con i tedeschi e dopo gli inglesi (90%) e gli olandesi (87%). Fanalino di coda i francesi con solo il 67% di impiegati contenti di condividere il proprio spazio lavorativo.
Sebbene vengano riconosciuti chiari vantaggi nel lavorare in un ambiente condiviso, associati prevalentemente alla circolazione delle informazioni, al sentimento di appartenenza, e alla collaborazione tra team, resta ancora forte l’attaccamento all’ufficio personale. In Italia, il 69% del campione si dichiara pronto a lasciare il proprio spazio condiviso a favore di un luogo individuale, una propensione in linea con gli altri paesi esaminati, motivata principalmente dal bisogno di lavorare in un ambiente calmo e dall’impatto positivo che l’ufficio personale avrebbe sulla produttività e sulla qualità del lavoro.
Ciò nonostante, a fronte della consapevolezza che l’economia di scambio acquisirà sempre maggiore importanza in azienda, i lavoratori europei, e gli italiani in testa (84%), si dimostrano aperti e ben predisposti al cambiamento e a una crescente flessibilità dettata dai bisogni e dalle circostanze, con una particolare propensione a un maggiore sviluppo del lavoro da casa (69%), in linea con la tendenza riscontrata presso i lavoratori degli altri stati europei e senza escludere del tutto l’idea del desksharing (55%).