Cosa c’è dietro le quinte di un coworking? Quali sono le opportunità che offre uno spazio di questo genere?
A queste domande, e a molte altre, tenteremo di dare una risposta attraverso questa rubrica dedicata agli spazi di coworking. Andremo “dietro” le quinte di questi ambienti e vi racconteremo il backstage, lasciando parlare gli attori protagonisti.
Oggi intervistiamo Mirko Fallaci di Smart Hub (Firenze) e cercheremo di scoprire insieme a lui in che modo è possibile sfruttare al meglio le potenzialità di uno spazio di coworking.
– Mirko, raccontaci come nasce Smart Hub e quali sono le sue caratteristiche
Smart hub nasce come coworking indipendente, non affiliato a nessuna rete. Siamo partiti circa un anno e mezzo fa in uno spazio molto piccolo di circa 120 metri quadrati e, successivamente, dopo un anno ci siamo trasferiti in uno spazio ricavato all’interno di un ex edificio industriale, situato in Via Quintino Sella 6/A a Firenze. Finemente ristrutturato, diviso da pareti a vetro, arredato con elementi di design made in Italy, questo luogo offre una esperienza di lavoro unica ed innovativa. L’ampia e luminosa parte open space ospita 40 postazioni di lavoro professionali dotate dei più moderni servizi. Per chi necessità di una maggiore privacy all’interno della struttura vi sono 5 uffici privati di varie metrature. Infine, è presente una moderna sala corsi/riunioni che può ospitare fino a 40 persone con proiettore e tavolo direzionale adatta per incontri con clienti, corsi di formazione e presentazione prodotti.
Per rendere più gradevole l’ambiente di lavoro e stimolare lo scambio di idee è stata creata all’interno una coffee area ed all’esterno una veranda. La nostra idea è cercare di rendere lo spazio il più gradevole possibile per chi ci lavora, sia da un punto di vista di arredi e servizi sia da un punto di vista dell’ambiente e del clima di lavoro che si viene a creare. Il fine ultimo che cerchiamo di perseguire è quello di creare un team di professionisti esperti in vari settori con i quali cercare di realizzare progetti e lavori che da soli non saremo in grado di affrontare.
L’aspetto più difficile nella fase di avvio ha riguardato il lavoro di comunicazione per riuscire a trasmettere il concetto di coworking verso l’ambiente esterno. Non è facile diffondere questa “cultura”, questo modo di vivere il lavoro e questo approccio, bisogna lavorare a lungo, ma è una sfida che chi opera in questo campo deve accettare.
– Quali sono le potenzialità che un coworking può offrire rispetto a un altro ambiente di lavoro?
In uno spazio di coworking rispetto ad un ufficio tradizionale si può trovare maggiore flessibilità, maggiore qualità dei servizi (ad esempio connessioni ad alta velocità in Fibra ottica), ambiente giovane e dinamico (nel nostro spazio l’età va dai 25 ai 40 anni), si ha l’opportunità di entrare in contatto con altri professionisti ed aumentare il proprio know how, fare rete condividendo idee progetti e clienti, migliorare il proprio status di lavoratore autonomo incrementando la propria attività grazie alle maggiori opportunità che derivano dal lavorare in un ambiente dove ruotano un gran numero di persone.
– In che modo si possono valorizzare questi punti di forza?
Bisogna investire in comunicazione, sui canali social e web, organizzare eventi all’interno della struttura in modo da far legare tra di loro le persone che ci lavorano e che ci gravitano attorno, far conoscere agli altri le competenze di ciascuno.
– Confrontando i coworking del nostro Paese con quelli esteri, esistono delle differenze? Quali sono i modelli da seguire?
Da un punto di vista organizzativo non c’è molta differenza con l’estero: la differenza risiede nel fatto che all’estero, specialmente in città come Londra, Berlino e Parigi, la diffusione del concetto di coworking è molto più estesa ed utilizzata rispetto all’Italia in cui questa dinamica fa ancora fatica ad essere compresa dai potenziali utilizzatori.
– Infine, qual è l’aspetto dello spazio di coworking che ti affascina maggiormente?
Il lato più affascinante di questo spazio riguarda i rapporti – sia professionali che di amicizia – che i vari coworker instaurano tra di loro e il fatto che molti di questi professionisti hanno trasformato questo luogo nel loro vero ufficio.